martedì 31 marzo 2020

Vizzola, oasi dello spirito, dove Natale è tutto l'anno


Vizzola 

Ci sono posti che hanno a che fare con l'anima. Chi ha scelto di costruirci qualcosa, magari un capanno, una piccola chiesa, un oratorio, sapeva che quella piccola parte di mondo parlava allo spirito. A credenti e non credenti. Vizzola è uno di questi posti. 



Come era e come è oggi la chiesa di Vizzola
Intanto è in collina: ci si arriva dalla statale della Cisa, da Riccò, si sale. E si arriva ad un piccolo altopiano, sul quale la chiesa è solidamente piantata con delle radici vecchie e robuste; un sagrato d'erba, un prato vicino, alberi, sole e ombre, un fico fiorone che accoglie i bambini sui suoi rami, da generazioni. Attorno campi coltivati, una strada che arriva al cimitero, dritta, file di gelsi sullo sfondo. Quella di Vizzola era una tappa della via di Monte Bardone, quel ramo di Francigena che portava i viandanti da Parma a Vicofertile, Collecchio, Talignano. Tappe segnate da pievi, come “traguardi” intermedi del viaggio. Poi si arrivava a Vizzola, dove dal '300 era presente a lato della cappella dedicata a San Giovanni Battista, uno xenodochio con torrione, dedicato ai Santi Filippo e Giacomo. 




Un punto di sosta per viandanti e pellegrini, per proseguire poi il cammino sul tratto più battuto, da Fornovo verso i monti. Anche se non ufficialmente segnato il percorso, da Talignano a  Vizzola, è ancora percorribile. Ma Vizzola vale una visita anche da sola. Per conoscere il suo valore storico consolidato da secoli, ma anche per una storia più recente, "scritta e affrescata"  da un sacerdote. Vizzola e la sua chiesetta sono legate alla figura di don Alberto Tadé, parroco dal 1921 al 1963, che qui ha lasciato in eredità un patrimonio, anzi due: un patrimonio di umanità ed una testimonianza di fede autentica, destinato a tutti coloro che l'hanno conosciuto, e un patrimonio artistico. 




Dentro e fuori la chiesa e nella canonica-studio, il prete-pittore ha lasciato tante opere: affreschi, bozzetti che non sono mai stati ritoccati e che sono in parte deteriorati. Solo il grande presepe, un monumento alla devozione popolare, costruito da lui e lasciato sul posto in modo permanente, e continuamente rielaborato con l’aiuto dei ragazzi della parrocchia, è stato ricostruito utilizzando buona parte dei pezzi originari. La sua tomba è nel cimitero, a poche decine di metri dalla chiesa: percorrere la strada e raggiungerla significa rendergli omaggio. Significa anche compiere un gesto di partecipazione civile, un pellegrinaggio laico, davanti alla lapide che ricorda l'eccidio di tre giovani partigiani, il primo giorno di primavera del 1945: un tragico episodio, mai dimenticato, del quale don Tadé fu testimone diretto.

L'entrata della canonica e alcuni affreschi 
                                                                  


Per visitare la chiesa, generalmente chiusa se non durante le celebrazioni o le feste patronali, occorre rivolgersi alla parrocchia di Fornovo: 0525 2218

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