Vizzola
Ci
sono posti che hanno a che fare con l'anima. Chi ha scelto di
costruirci qualcosa, magari un capanno, una piccola chiesa, un
oratorio, sapeva che quella piccola parte di mondo parlava allo
spirito. A credenti e non credenti. Vizzola è uno di questi posti.
Come era e come è oggi la chiesa di Vizzola
Intanto è in collina: ci si arriva dalla statale della Cisa, da
Riccò, si sale. E si arriva ad un piccolo altopiano, sul quale la
chiesa è solidamente piantata con delle radici vecchie e robuste;
un sagrato d'erba, un prato vicino, alberi, sole e ombre, un fico fiorone che accoglie i bambini sui suoi rami, da generazioni. Attorno
campi coltivati, una strada che arriva al cimitero, dritta, file di gelsi
sullo sfondo. Quella di Vizzola era una tappa della via di Monte
Bardone, quel ramo di Francigena che portava i viandanti da Parma a
Vicofertile, Collecchio, Talignano. Tappe segnate da pievi, come
“traguardi” intermedi del viaggio. Poi si arrivava a Vizzola, dove dal '300 era presente
a lato della cappella dedicata a San Giovanni Battista, uno
xenodochio con torrione, dedicato ai Santi Filippo e Giacomo.
Un
punto di sosta per viandanti e pellegrini, per proseguire poi il
cammino sul tratto più battuto, da Fornovo verso i monti. Anche se
non ufficialmente segnato il percorso, da Talignano a Vizzola, è
ancora percorribile. Ma Vizzola vale una visita anche da sola. Per
conoscere il suo valore storico consolidato da secoli, ma anche per
una storia più recente, "scritta e affrescata" da un sacerdote. Vizzola e la sua
chiesetta sono legate alla figura di don Alberto Tadé, parroco dal 1921 al
1963, che qui ha lasciato in eredità un patrimonio, anzi due: un
patrimonio di umanità ed una testimonianza di fede autentica,
destinato a tutti coloro che l'hanno conosciuto, e un patrimonio
artistico.
Dentro e fuori la chiesa e nella canonica-studio, il prete-pittore ha lasciato tante opere: affreschi, bozzetti che non sono mai stati
ritoccati e che sono in parte deteriorati. Solo il grande presepe, un monumento alla devozione popolare, costruito da lui e lasciato sul posto in modo permanente, e
continuamente rielaborato con l’aiuto dei ragazzi della parrocchia, è stato
ricostruito utilizzando buona parte dei pezzi originari. La sua tomba
è nel cimitero, a poche decine di metri dalla chiesa: percorrere la
strada e raggiungerla significa rendergli omaggio. Significa anche compiere
un gesto di partecipazione civile, un pellegrinaggio laico, davanti alla lapide che
ricorda l'eccidio di tre giovani partigiani, il primo giorno
di primavera del 1945: un tragico episodio, mai dimenticato, del
quale don Tadé fu testimone diretto.
L'entrata della canonica e alcuni affreschi
Per
visitare la chiesa, generalmente chiusa se non durante le
celebrazioni o le feste patronali, occorre rivolgersi alla parrocchia
di Fornovo: 0525 2218
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