Sulle tracce di Ligabue
Il "matto" del villaggio ha trovato alloggio, nella città adottiva. Non in uno dei suoi rifugi da homo selvatico, in un capanno del Po. Non ora. Con la celebrità che l'ha fatto amare dal mondo intero, la sua testimonianza e la sua opera è celebrata nell'edificio più prestigioso, più nobile di Gualtieri: Palazzo Bentivoglio, dimora signorile che domina la piazza principale del paese. Sotto le volte affrescate si possono ammirare alcuni dipinti, in buona parte prestati da privati.
Gualtieri, Piazza Bentivoglio
A destra, Autoritratto di Ligabue
Opere che ripercorrono in modo esemplare il linguaggio artistico del pittore e scultore. Oltre che pittore, Antonio Ligabue è stato infatti anche un bravo scultore. Creava le sue opere con l’argilla del Po, che masticava per renderla malleabile: i tanti capolavori di Ligabue sono qui rappresentati dal quadro del rapace con serpe e il leopardo a fauci spalancate. L'esposizione permanente comprende 37 opere rappresentative di tutto il ciclo pittorico dell'artista e delle diverse tecniche: 28 oli, 3 disegni, 2 incisioni e 4 sculture del grande artista gualtierese. E' inoltre presente una parte documentaria comprendente tra l'altro 3 lettere della madre e la cartella clinica dei ricoveri nel Manicomio San Lazzaro. Tra le cose particolari, i due grandi pannelli di legno realizzati come ingenua insegna pubblicitaria per una ditta di pompe idrauliche. Sempre a Gualtieri si può visitare la casa museo dedicata all'artista Ligabue per quelli di Gualtieri "al Toni", di proprietà della famiglia Caleffi che lo ospitava.
La casa natale di Ligabue
A destra, Autoritratto di Ligabue
Opere che ripercorrono in modo esemplare il linguaggio artistico del pittore e scultore. Oltre che pittore, Antonio Ligabue è stato infatti anche un bravo scultore. Creava le sue opere con l’argilla del Po, che masticava per renderla malleabile: i tanti capolavori di Ligabue sono qui rappresentati dal quadro del rapace con serpe e il leopardo a fauci spalancate. L'esposizione permanente comprende 37 opere rappresentative di tutto il ciclo pittorico dell'artista e delle diverse tecniche: 28 oli, 3 disegni, 2 incisioni e 4 sculture del grande artista gualtierese. E' inoltre presente una parte documentaria comprendente tra l'altro 3 lettere della madre e la cartella clinica dei ricoveri nel Manicomio San Lazzaro. Tra le cose particolari, i due grandi pannelli di legno realizzati come ingenua insegna pubblicitaria per una ditta di pompe idrauliche. Sempre a Gualtieri si può visitare la casa museo dedicata all'artista Ligabue per quelli di Gualtieri "al Toni", di proprietà della famiglia Caleffi che lo ospitava.
La casa natale di Ligabue
Più che l'esposizione in sé, con pochi dipinti, ad affascinare è l'atmosfera di queste stanze, gli oggetti appartenuti al pittore: pennelli, tavolozza, colori, la moto Guzzi, la camera da letto, il grammofono, i libri.
Angoli di Gualtieri, cittadina dall'impianto rinascimentale
Palazzo Bentivoglio, sede del Museo Ligabue
Museo Antonio Ligabue
Palazzo Bentivoglio, Piazza Bentivoglio - 42044 Gualtieri 0522 221853 | 0522 211869
p.vergnani@comune.gualtieri.re.it Fondazione Museo Antonio Ligabue
Casa Museo Antonio Ligabue; via Giardino 27 - 42044 Gualtieri
333-6546098 - circolo A.I.C.S. "Il Borgo"; info@museoligabue.it
Orari: Dal mercoledì al lunedì: 10.00 - 13.00; 15.00 - 18.30
Giorno di chiusura: Martedì
Antonio Ligabue, la storia
Antonio Ligabue nasce a Zurigo da Elisabetta Costa, originaria di Cencenighe Agordino, località in provincia di Belluno. È registrato anagraficamente come Antonio Costa. Dopo un periodo di affidamento, Bonfiglio Laccabue, emigrato in Svizzera dal Comune di Gualtieri, sposa ad Amrisweil Elisabetta Costa e il 10 marzo successivo legittima il piccolo Antonio dandogli il proprio
cognome, che poi il pittore, divenuto adulto, cambierà in Ligabue. Non si sa se questi fu veramente suo padre o solo il suo patrigno.
Uno degli innumerevoli autoritratti di Ligabue, circondato dalle cose che amava
Entra nell’istituto di Marbach, un collegio per ragazzi handicappati.
Si segnala subito per l’abilità nel disegno e per la cattiva condotta. Viene ricoverato nella clinica psichiatrica di Pfäfers. L’internamento è dovuto a una crisi violenta nei confronti della madre adottiva. Per la sua denuncia, viene espulso dalla Svizzera e inviato a Gualtieri, comune d’origine del padre. Qui vive del soccorso del Comune, di quello che gli invia la matrigna svizzera e della carità dei compaesani. Inizia a lavorare come “giornaliero”. Conoscendo solo la lingua tedesca, si intrattiene con gli ex-emigranti dei paesi germanici. Già allora disegna. Lavora sempre più saltuariamente, vive come un selvaggio nei boschi e nelle golene del Po. Inizia a dipingere e a scolpire con l’argilla più assiduamente e viene avvicinato dallo scultore Marino Mazzacurati.
Vive girovago alternando soggiorni in casa di amici con ritiri nelle campagne lungo il Po. Per due volte viene ricoverato all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia per “psicosi maniaco-depressiva”. Lo scultore Andrea Mozzali si assume la responsabilità di far uscire Ligabue dall’ospedale e di ospitarlo nella propria casa a Guastalla.
Durante la guerra fa da interprete alle truppe tedesche e si verifica il terzo internamento nell’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Il ricovero è determinato da un particolare episodio: aveva infatti percosso con una bottiglia un soldato tedesco. La reclusione in casa di cura lo salva da sicure e gravi punizioni. Viene dimesso dall’ospedale per trovare rifugio nel ricovero di mendicità di Gualtieri. Continua a dipingere e lentamente la sua fama si diffonde. Vince premi, vende quadri, trova amici, spesso interessati, che lo ospitano; su di lui si girano documentari e film.
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