venerdì 3 aprile 2020

Il Museo della Merda; Risalendo la Val Trebbia


Il Museo della Merda

Qui si ha conferma che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono...molte cose. Ad esempio il processo di lavorazione del biogas offre grandi quantitativi di acqua calda che diventa fonte primaria per il riscaldamento, gratuito, delle sale del castello e di altre stanze. 


                                L'impianto per la produzione di biogas  

Il percorso nelle sale del museo ha questo filo conduttore, che ripercorre anche le epoche storiche: si va dalla sala incentrata sullo scarabeo stercorario, legato alla figura della divinità egizia di Khepri "il sole nascente" all’installazione dei batteri bio-luminescenti, alla catasta di fascine che richiama la scoperta del fuoco, prima fonte e di luce e calore nella preistoria e postazioni sperimentali, come la sala rivestita di Merdame®, fertilizzante prodotto a Castelbosco, di origine rinnovabile, prodotto secondo i principi dell’economia circolare, ideale per il benessere delle piante, prodotto chiave nella lotta al cambiamento climatico. Il grande locale, con la volta a botte, ospita anche l’opera Alfabeto, di Claudio Parmiggiani: 22 fotografie che hanno l'intento di proporre ai visitatori un “museo nel museo", trattando tutti temi che valorizza il Museo della Merda: natura, cultura, il sentimento che accompagna la visita. 






Parlando di natura e cultura, inevitabile sosta nella sala dedicata all'opera enciclopedica di Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, che tratta tra le tante materie, anche la medicina e la farmacologia riportando possibili cure a base di sterco animale: nella sala sono esposti numerosi contenitori in vetro, riempiti di elementi vegetali misti al “digestato", prodotto nell'azienda, che riportano nell'etichetta alcune formule di Plinio. Tra i tanti rimedi,quello per la puntura di scorpione:  “Lo sterco di vitello impastato a mano con l’olio e la gomma elimina i segni rossi sul volto e le macchie che alterano il colore della pelle”.

Esterno del Museo e alcune sale interne 









Questo sito museale, unico nel suo genere, nasce da un'idea del fondatore, Gianantonio Locatelli: un progetto che unisce lo sfruttamento delle risorse naturali, "scarti" in questo caso, per la trasformazione in energia, all'interno di una grande azienda agricola annessa ad una castello tardo-medievale recuperato, un percorso espositivo tra scienza, storia e arte moderna, e l'utilizzo della merda per la creazione di oggetti, suppellettili, complementi di arredo e materiali per la bioedilizia. 






Un’esempio di economia sostenibile unita ad un idea culturale e artistica. Illuminata, come risulta tutto il complesso dell'azienda-museo, con il recupero delle fonte luminose storiche, convertite a Led. Gli effetti luminosi pensati per le facciate ed i percorsi attigui si ricollegano al tema museale in cui l’energia, la natura e l’agire dell’uomo trovano un punto d’incontro per generare idee e spunti di riflessione per rilanciare le nuove sfide della convivenza tra modo di fare impresa e armonizzazione con il territorio. 






     



La luce e l'energia in genere sono infatti i temi focalizzati dal Museo della Merda. La visita comincia infatti dall'impianto di produzione del biogas e quindi dell’energia elettrica, grazie al riciclo del letame. Dalla merda alla luce, insomma.

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