venerdì 3 aprile 2020

L'isola degli internati .Seguendo il fiume: artisti, artigiani, creativi del Grande Fiume.

Isola degli internati


                               Il paesaggio che circonda l'isola degli internati

Pioppi. Alti, sottili, alla stessa distanza, in prospettiva. E' questa distesa a perdita d'occhio d' alberi da riviera che accompagna dal centro di Gualteri all'Isola degli internati. Un'oasi naturalistica ora,
come annuncia il cartello che la indica, sull'argine maestro. Un intrigo di alberi, arbusti e sentieri, da fare a piedi o in bici. Lungo la strada che conduce all'area dell'isola, parte un altro percorso
naturalistico, chiamato "L'oasi del Caldaren". All'inizio del secolo questa zona venne utilizzata come cava per rifornire d'argilla una fornace. Una volta sospesa l'attività estrattiva, la zona è ora ricoperta da un manto verde, rigoglioso, ricco di specie arboree.

                                          Il cartello che illustra la Riserva naturale 

Ci si avvicina all'isola, sullo sfondo case sospese, come palafitte. Il nome, "degli internati" così inconsueto, misterioso, evoca una vicenda storica recente. Questo "limbo", una "terra di mezzo" che
costeggia l'argine e accarezza il fiume è stato un posto da cui ripartire. Per ricominciare a vivere al ritmo lento del Po, tra i suoi rassicuranti silenzi, dopo aver attraversato l'inferno in terra. L'isola
degli Internati ha infatti questo nome perché, al termine della seconda guerra mondiale, il comune di Gualtieri affidò quest'area ad alcuni uomini del paese reduci dai campi di concentramento nazisti. In un epoca di ricostruzione, con la mancanza di lavoro, quest'angolo di Po fu un'occasione per sopravvivere, ritrovare serenità e dignità.

                                           La strada che dal centro di Gualtiero conduce all'isola   

Con lavori semplici, come fare la legna o coltivare gli arbusti i cui rami flessibili, ridotti in fascine, venivano consegnate agli artigiani di Boretto per ricavarne ceste e cestini. Questa fetta di terra di Po è stata il simbolo di un riscatto sociale, offerto dalla comunità ad alcuni suoi concittadini. Ora l'isola ha un aspetto "turistico", si può percorrere in bici o a piedi, e quando le condizioni lo permettono la si può raggiungere anche con le barche grazie alla presenza di un porticciolo. In direzione di Boretto si notano anche i relitti di alcune imbarcazioni, affondate durante la seconda guerra, quando vennero bombardate e poi ritornate in superficie, riaffiorate negli anni scorsi in seguito ad un periodo di secca. Brani di storia arrugginiti e inermi.



                                         Relitti della seconda guerra che emergono dalle acque 

Il paesaggio dell'isola 

Una di queste navi, lunga ben 55 metri all'epoca era utilizzata per il trasporto di prodotti agricoli, di carbone e di massi destinati all'edificazione per le infrastrutture. La loro presenza va e
viene: sono visibili o occultate, a seconda di ciò che il fiume decide con le sue acque. 



Altri trovarono riscatto, quiete e risposte alle inquietudini, in quest'isola silenziosa. Uno su tutti, il "matto", il genio Antonio Ligabue, che tra questi paesaggi si abbandonava alla sua fantasia, inventava mondi lontani. Trovava rifugio nei colori del paesaggio, con i colori della sua tavolozza.

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