venerdì 3 aprile 2020

Da Pontremoli ad Aulla, tra simboli e tesori recuperati; Via dall'autostrada

Il labirinto di San Pietro a Pontremoli


La chiesa di San Pietro si trova all'estremità meridionale del borgo di Pontremoli, nel luogo in cui anticamente sorgevano la chiesa e il monastero di San Pietro de Conflentu e la porta sud (detta Fiorentina) della città, distrutte dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. All'interno della chiesa è conservato il celebre labirinto, forse l'oggetto simbolico più significativo della Via Francigena Toscana, simbolo del pellegrinaggio medievale e allegoria della vita come tortuoso itinerario alla ricerca della Verità. Il labirinto di San Pietro, scolpito probabilmente nel XII secolo su una lastra in arenaria (60X 83 cm) che doveva essere ben visibile a quanti percorrevano la via Francigena.

 Il labirinto di San Pietro, un pellegrinaggio simbolico  
         

Nonostante la superficie scultorea sia molto rovinata, anche per lo scorrervi secolare di innumerevoli dita che simulavano il percorso non potendolo fare concretamente, è possibile osservare il labirinto formato da undici cerchi concentrici sovrastati da due figure a cavallo affrontate: al centro del labirinto è il cristogramma IHS, mentre nella parte bassa della lastra compare l'iscrizione "sic currite ut comprehendatis" (Corinzi 9,24), incitamento a percorrere la strada che conduce alla salvezza. (Un calco del labirinto è esposto all'interno del Museo Diocesano di Pontremoli). La chiesa di San
Pietro non è abitualmente aperta al pubblico.



Pieve di Sorano, stele  







Dalla statale non può passare inosservata l' imponente sagoma della Pieve di Sorano, che si trova ai piedi di Filattiera. Antichissima, austera, "spartana" ma affascinante, la pieve, straordinario esempio di architettura romanica, ha trovato posto su un vecchio insediamento romano dell'antica via mercantile per Luni, sede del porto a cui deve il nome tutta la regione. In questo luogo della cristianità restano segni misteriosi che traggono origine dal paganesimo e che custodiscono l'essenza stessa della Lunigiana. Si tratta delle statue- stele: sculture arcaiche dalle forme maschili e femminili, enigmatiche, che richiamano forse riti propiziatori, legati alla fertilità, alla protezione, con la parte superiore a forma di luna. 
    La Pieve di Sorano, a pochi metri dalla Statale della Cisa    
          
Ospitate, numerose e selezionate nel museo di Pontremoli loro dedicato, in questa pieve silenziosa ne vennero trovate sette, due delle quali si possono vedere all'interno, in contro facciata: si tratta di Sorano I e Sorano V, rinvenute nell'area della chiesa: la seconda era stata reimpiegata come architrave di un piccolo ingresso aperto in facciata, successivamente tamponato. La facciata lineare della pieve,che espone come unica forma di decorazione una sorta di quadrifoglio che fa da rosone, annuncia l'interno, a tre navate, altrettanto sobrio, con grandi archi sostenuti da pilastri rotondi, che si concludono con le tre absidi, realizzate con una decorazione architettonica su diversi livelli di profondità. Nella parte alta dell'abside maggiore si possono notare tracce di alcuni piccoli  semi capitelli figurati. Tutta la struttura, in arenaria e sassi, richiama la terra e il paesaggio circostante, dal quale è scaturita: dalla pietra delle montagne circostanti e dai ciottoli del fiume Magra. Trama e ordito della sua tessitura.


San Caprasio




Ogni borgo, ogni paese della Lunigiana meriterebbe una sosta. Dovrebbe essere conosciuto, assaporato. Per ricchezza architettonica, per l'atmosfera autentica, per la continua sintonia con il paesaggio, per la percezione di lentezza che sembra accompagnare il quotidiano di chi questi luoghi li abita. In un tempo sospeso, di ieri e di oggi. Lasciata Filattiera si può decidere, sempre procedendo sulla SS della Cisa, di allungarsi fino ad Aulla. Perché se c'è un luogo che è doveroso visitare in questo centro è l'Abbazia di San Caprasio, il santo dei pellegrini.


                   

                                L'interno di San Caprasio con il museo: uno spazio 
    recuperato e reso fruibile dai volontari       
 Questo complesso è un crocevia di umanità, maestranze, viandanti, pellegrini romei, che riassume in sé tutto il senso della via Francigena, non solo come punto di sosta tra i più antichi, ma perché qui si ritrovano insieme testimonianze e simboli che rappresentano l'essenza del pellegrinaggio. Fin dalle origini, quando su quest'asse venne fondata un'abbazia con un ospedale, intitolata san Caprasio del quale si conservano le reliquie, motivo di attrazione per i pellegrini in transito. Nella zona absidale della chiesa è possibile ripercorrere la lunga vicenda architettonica dell'edificio: all'interno dello scavo infatti sono ancora chiaramente visibili le murature di due absidi corrispondenti a fasi precedenti della chiesa; gli scavi testimoniano inoltre la presenza di numerose sepolture medievali e la traccia dei bombardamenti del 1943, con la traccia lasciata da una enorme bomba caduta proprio sulla chiesa e miracolosamente non esplosa; al centro dello scavo sono inoltre visibili due fosse che corrispondono alle due successive sepolture delle reliquie di San Caprasio, dapprima in una cassa di legno, poi in un grande e rarissimo sarcofago in stucco.







Sono state recuperate durante gli scavi nel 2003 sono oggi conservate all'interno dell'altare maggiore della chiesa. Qui dopo lunghi secoli di oblio ma soprattutto dopo i terribili bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale gli scavi archeologici e i restauri compiuti tra il 2001 e il 2010 hanno permesso straordinarie scoperte che hanno riportato alla luce le testimonianze di una delle più importanti abbazie benedettine della Toscana medievale. Nel Museo allestito in quella che anticamente fu la sala capitolare viene efficacemente ricostruito il mondo dell'abbazia medievale: le lastre marmoree carolinge scolpite con motivi fitomorfi testimoniano la raffinatezza delle fasi altomedievali mentre i capitelli romanici in arenaria animati da draghi, immagini mostruose o simboli di redenzione raccontano l'immaginario medievale, con l'eterna lotta tra Bene e Male. A custodire, con devozione, e a raccontare questo patrimonio è un gruppo di straordinari volontari. Oltre ad avere contribuito al recupero e alla ricerca di documentazione hanno dovuto fare un secondo recupero: negli anni scorsi, quando il Magra ha inondato tutto il paese di Aulla anche san Caprasio è stato sommerso da acqua e fango non si sono arresi e con un grande lavoro hanno riportato tutto gli spazi al precedente splendore.        


Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18;

sancaprasio.aulla@gmail.com; 0187 420148







Nessun commento:

Posta un commento