venerdì 3 aprile 2020

Di là dall'Enza; il rito dei Maggi drammatici:

La galleria dei Maggi drammatici

In tante località dell'Appennino, nella notte del primo maggio, c'era l'usanza degli smaggi. Erano
scherzi, divertimenti popolari, che prevedevano il 'furto' per una notte di attrezzi e strumenti di
lavoro, generalmente dei contadini, che venivano posizionati in diversi punti del paese, spesso in
modo da renderne faticoso il recupero. Una burla, che finiva con una risata. In altre località quella
del primo maggio era una notte di canti itineranti, accompagnati da cibo e buon vino. Ci sono
invece altre località che custodivano e tengono ancora in vita consuetudini arcaiche. Una di queste è
Il Maggio Drammatico: una tradizione di origine remota. Si tratta si un esempio unico di teatro
popolare: le manifestazioni di benvenuto alla primavera, i riti di fertilità, occupano notevole spazio
e importanza nella storia della cultura del mondo popolare. A conservarne tracci e memoria è la
Galleria del Maggio Drammatico, che trova sede nella Rocca di Villa Minozzo, attualmente Centro
culturale intitolato ad Arrigo Benedetti.



Assistere ad un Maggio è un’occasione per immedesimarsi nelle gesta degli antichi paladini di
Francia, inscenate attraverso il canto, la musica ed una scenografia volutamente essenziale, in
stretto contatto con la natura. Inaugurata nel 2000, la Galleria ospita convegni e incontri riguardanti il Maggio e altre tradizioni popolari, presentazioni di libri, attività culturali e visite guidate, anche destinate alle scuole. Nelle sale sono conservati autentici costumi utilizzati dai maggiarini durante i Maggi passati e donati da loro stessi o dalle famiglie. Ci sono costumi risalenti a fine Ottocento inizio Novecento e da poco restaurati, così anche abiti più moderni e collocabili negli anni Sessanta o Settanta. Sono inoltre conservati numerosi copioni originali, ispirati ai poemi di Boiardo, Ariosto e Tasso, della rappresentazione del Maggio. Alcuni di essi sono manoscritti di fine Ottocento, altri sono dattiloscritti dei primi anni del Novecento, altri ancora sono libretti stampati dal Comune di Villa Minozzo e venduti dalle Compagnie durante i Maggi degli ultimi anni. Numerose sono anche le fotografie, antiche e moderne. Alcune di esse, la maggior parte, sono consultabili in raccoglitori, altre sono esposte sulle pareti della Galleria in grande formato. La Galleria ospita anche la «Stanza delle tradizioni sorelle», ossia uno spazio dedicato a tradizioni popolari simili al Maggio Drammatico: Auto de Floripes (Portogallo e Principe), ad esempio o Tchilolì (São Tomé) e lo Ta’ziyè (Iran).
                                                                                             Murale a Villa Minozzo

Galleria del Maggio Drammatico
Piazza della Pace, 6
42030 Villa Minozzo (RE)
urp@comune.villa-minozzo.re.it
0522 801122; 0522 801359


Il Maggio drammatico, cos'é



E' una forma di teatro popolare cantato. Gli interpreti attori, i cosiddetti "maggiarini", non sono professionisti. Durante l’inverno si riuniscono per organizzare l’allestimento del Maggio, la cui rappresentazione avverrà in estate. Durante lo spettacolo, è fondamentale la figura del suggeritore. L’ambientazione è tipicamente agreste: il Maggio si canta in radure, anfiteatri naturali, piccoli borghi. Gli argomenti dei canti sono epico-cavalleresco: episodi del ciclo carolingio, di quello bretone e dei poemi cavallereschi. Tra i temi storici ci sono ad esempio le vicende di Matilde di Canossa o la vita di Domenico Amorotto ma si trattano anche temi politici come nel Maggio «Marzo ’44», che racconta la strage di Cervarolo, oppure leggendario-fantastico in cui l'autore ha tratto ispirazione da favole. La tradizione del Maggio resiste ancora in alcune zone della Garfagnana, Lunigiana, Versilia e in diverse località montane come nell'Appennino reggiano. In questi centri sono attive diverse compagnie: in questi paesi un tempo il Maggio costituiva l'unica forma di spettacolo, l'unico divertimento, che non si esauriva nelle sole giornate della recita, ma teneva legato l'intero paese durante tutto l'anno: le trame più complicate, i personaggi più favolosi e fantastici, i passaggi più belli, gli interpreti più bravi erano motivo di conversazione nelle osterie, nelle stalle durante le lunghe veglie invernali. 


Anticamente il Maggio si cantava durante il mese omonimo quando un paggio cantava un proemio dedicato alla natura e alla primavera: erano riti di importanza propiziatoria. I Maggi drammatici dell'Appennino tosco-emiliano, anche se hanno progressivamente perduto nel corso degli anni gli elementi rituali per acquisire sempre maggiori caratteristiche di spettacolo, raggiungono attualmente il culmine con le rappresentazioni estive. Oggi la festa di Ferragosto, costituisce l'appuntamento principale per questa forma di spettacolo: ancora una volta, come un tempo, le famiglie si ritrovano al completo. In Emilia ogni attore ha il suo costume che usa in ogni rappresentazione e lo accompagnerà nel corso di tutta la sua carriera di attore del Maggio. Sono di velluto nero: una giubba con una corta mantellina, pantaloni alla cavallerizza, lunghi gambali. Sul nero del velluto spiccano stemmi e disegni dai colori vivaci. Un elmo con pennacchio, una spada di ferro e uno scudo completano il costume del maggerino emiliano. I duelli vengono combattuti con un urto degli scudi ad ogni assalto. La recitazione si avvale del gesto che è una componente essenziale dell'azione scenica. I copioni sono in quartine di versi ottonari alle quali nei momenti più patetici si alternano sonetti e ottave, con polka, mazurca. Quasi ovunque la lunghezza dei copioni va orientandosi sulla durata di due ore e mezza, tre ore o tre ore e mezza. Un tempo duravano diverse ore fino a coprire l'intero pomeriggio, a giustificazione del fatto che il Maggio erra l'unico divertimento allora esistente. Nel Maggio, quasi ogni parola ha un gesto che la esprime. Gli arredi sono essenziali e non hanno velleità realistiche. Un albero è una foresta, un bambolotto un neonato, un telo azzurro un fiume ecc. Non esistono fondali. Il Maggio stimola insomma l’immaginazione del pubblico.

Musei dei presepi 

Non lontano da Villa Minozzo  si può visitare una originale raccolta. Nella piccola frazione di Gazzano, Antonio Pigozzi ha radunato il museo dei presepi: tante opere create con materiali e decorazioni differenti e scenografie teatrali. Una dedica agli artisti della natività.   



Durante l’anno è visitabile su appuntamento contattando Antonio Pigozzi al 338/3459222,  Liliana al 347/1566297, Ernestina al 348/7732579.





Nessun commento:

Posta un commento