Edifici vicini, come a farsi caldo, a proteggersi gli uni con gli altri dalle intemperie e dai pericoli, divisi dalla strada lastricata che collega stretti passaggi, vicoli, volte, piccole scale. Corchia è, senza
luoghi comuni, un tuffo nel medioevo, con le sue pietre secolari, i tetti di ardesia, la semplicità architettonica, solida, senza fronzoli. Tra gli edifici che il borgo centrale tocca, l'ex chiesa parrocchiale dedicata a San Martino, non più utilizzata dopo la costruzione del nuovo edificio parrocchiale negli anni '50. A caratterizzarla, il campanile- porticato, esempio di architettura "razionale", pratica, che sfrutta il poco spazio a disposizione. Il nucleo compatto delle abitazioni è un'isola al centro di boschi e castagneti.
Il borgo centrale di Corchia annunciato dall'insegna scritta sul muro di pietra.
A sinistra, Casa Corchia, sede museo Iasoni.
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Le castagne, qui, hanno avuto da sempre un ruolo fondamentale per la sopravvivenza. Restano ancora, ormai in gran parte dismessi, i casoni, le costruzione che facevo da essicatoi per la produzione della farina di castagne, che ancora oggi è protagonista della festa della Pattona, che si tiene ad agosto. Dal paese è possibile raggiungere i castagni secolari attraverso il "sentiero dei saggi". Oltre al bosco, l'economia di questo centro per un periodo a cavallo tra l' Ottocento ed il Novecento venne assicurata dall'attività estrattiva di minerali dalle miniere, situate tra il Monte Binaghè e il torrente Manubiola, che custodivano rame, ferro, zinco e feldspato: un'attività discontinua che divenne più organizzata negli anni Trenta, con la costruzione di una teleferica per il trasporto dei materiali, fino ad allora eseguito a dorso di mulo.
Ma i cantieri ebbero vita breve: a ricordarne la storia c'è oggi un percorso di visita che permette, in alcuni periodi e su prenotazione, di raggiungere e le miniere e comprendere un'importante attività locale e unica nel suo genere. In questo borgo antico si respira il senso di comunità, ancora oggi. Il rispetto della propria storia delle proprie radici si vede tutto nella scelta di mantenere intatto l'aspetto delle abitazioni, anche con il recupero attento e rispettoso. Come se tutti avessero chiaro in mente il valore del luogo, la fortuna di abitarlo. Un senso di comunità, accogliente, che si percepisce durante le iniziative e le feste annuali, sempre legate alle tradizioni, che uniscono generazioni. Giovanissimi e anziani, insieme, per onorare un patrimonio straordinario ricevuto in dote.
Museo Martino Iasoni
L'artista è celebrato negli spazi di Casa Corchia, all'inizio del borgo, uno degli edifici più antichi che oggi accoglie il Museo Martino Jasoni, è una delle strutture più antiche del borgo, come testimonia l'architettura rurale tipica dell'Appennino con piccole finestre, spesse mura in sasso e zona di passaggio porticata. Tra i locali, mantenuti nell'organizzazione originaria, ospitano la collezione del Museo Martino Jasoni, nato a Corchia nel 1901 ed emigato con la famiglia in America, a cinque anni. Appassionato alla pittura fin dall'infanzia, che alimenta visitando i musei di New York, inizia a lavorare come incisore e tipografo in una stamperia dove impara a in seguito a lavorare sulle lastre fotografiche.
Una delle opere di Martino Iasoni
Si iscrive quindi alla New York High School frequentando i corsi serali e in seguito la Art Students League di New York, Ad attrarlo sono soprattutto gli impressionisti francesi e la pittura en plein air. Jasoni iniziò a frequentare le lezioni di John Sloan, diventandone l' allievo prediletto, affiancato da compagni di classe quali Walt Disney e Otto Soglow. Tra il 1921 e il 1923, Martino Jasoni partecipa a numerose esposizioni collettive e personali a New York. La sua arte fu così conosciuta e apprezzata anche da facoltosi mecenati che non esitarono ad acquistare opere del giovane artista, e di cui rimane ancora oggi memoria in prestigiose collezioni provate newyorkesi. Il 24 giugno 1924, la famiglia Jasoni decide di fare ritorno a Corchia: un passaggio, un cambio di vita fulmineo, dalla vitalità della grande mela ai silenzi della pietra, dalla modernità ai rituali immutati nei secoli della montagna.
Questo sbalzo, tra mondi così differenti, agli antipodi, ripercorso, documentato dalla opere di Jasoni, che passa dalle vedute e agli ambienti americani agli interni di Corchia, con la sua umanità. A fare da collante tra i due universi, la sensibilità artistica, il tocco poetico, lo sguardo malinconico dell'artista. Negli anni immediatamente successivi al suo ritorno, Martino Jasoni continuò ad inviare opere alle esposizioni americane fino al 1928. Contemporaneamente, la fama del pittore fece ingresso nei circuiti dell'arte italiana grazie alla presenza delle sue opere più importanti. A Corchia il pittore scrisse anche il diario del periodo americano: pur dovendo occuparsi della sopravvivenza sua e della famiglia, non facile nel borgo appenninico, Jasoni rimase sempre un autentico artista.
Orari di apertura del Museo Martino Iasoni:
Da settembre a giugno: da lunedì a sabato solo su prenotazione;
domenica dalle 15:00 alle 18:00; Luglio e agosto: da lunedì a venerdì solo su prenotazione; sabato dalle 15:00 alle 18:00; domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:00;
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