venerdì 3 aprile 2020

Dalla Val Taro alla val Ceno e Val Pessola, tra gioielli e silenzi


Battistero di Serravalle 


Non passa inosservato, passando lungo la provinciale. Con la sua massiccia eleganza, il suo essere un po' infossato, la "postura" imperfetta, che la fa fraternizzare alla ben più alta e snella torre di Pisa. E' il gioiello medievale del Battistero di Serravalle, ottagonale, composto da grandi blocchi di arenaria. Non grande, alto 5 metri e 7,5 di diametro e interamente chiuso da un lato, come a difendersi dalle correnti della valle, all'interno, spoglio ed elegante, è illuminato da quattro monofore e arricchito da colonne tonde e quadrate. Su una di queste è scolpito una croce e su di un' altra un capitello. 


A raccontare delle origini pagane della struttura romane un epigrafe romana. Il battistero della val Ceno è considerato il più antico edificio cristiano della provincia di Parma. spoglio ma dei capitelli presentano sculture di grande pregio.

Loc. Serravalle 43040 Varano de’ Melegari
Informazioni: Parrocchia di Varano de’ Melegari tel. 0525-53221 – Ufficio turistico di Fornovo tel. 0525.2599; apertura: tutti i giorni: 8-13; 15-19


                                Carpadasco, l'accesso al palazzo                               

Carpadasco 

Carpadasco là in alto

con le chiare fontane, 

coi cento colombi sui tetti, 

coi fioriti giardini, 

coi lauri stormenti e le mura 

da lungi nereggianti, 

oscuro pensiero d’un giorno...

(Francesco Zanetti) 


La località di Carpadasco, alle pendici del monte Dosso, ospitava nel medioevo, prima dell'anno Mille, un importante monastero in età medievale, già da prima del Mille. Alle sue spalle si estendeva invece il "bosco del bando".  La località omonima al complesso, una sorta di borgo,"monastero", appunto, conserva ancora le tracce di questa istituzioni che grazie alla sua posizione divenne proprietà di diversi casati: mantiene anche oggi un aspetto fortificato, con mascheroni in pietra ed elementi longobardi a decorarla, ed è composta da diversi corpi di fabbrica che abbracciano tre cortili.  La struttura cambio più volte destinazione: da castello fortificato, si trasformò nei secoli in ospizio per pellegrini e quindi in buon retiro per ispirare...poesie. In questo luogo è nato il poeta Francesco Zanetti, chiamato il cantore delle terre alte. Costruito per volere degli Zanetti intorno al 1800, il palazzo padronale fu restaurato dai successivi proprietari: l'edificio in pietra, decorato sulla facciata con alcuni bassorilievi raffiguranti dei volti umani, è su due livelli e presenta una torre angolare. Anche la dimora per gli ospiti venne edificata dagli Zanetti. L'edificio si raggiunge attraverso una scala a due rampe contrapposte e conserva porzioni degli antichi affreschi sulla volta a padiglione del salone dei ricevimenti e alcuni camini in pietra nei vari ambienti.  Gli Zanetti rimasero a Carpadasco per oltre un secolo, in quel lungo arco di tempo, acquisirono nuove terre, ingrandirono il borgo con nuove abitazioni per i contadini, ricostruirono la casa padronale e l’ oratorio compreso tra le mura, dedicato alla natività di Maria Bambina e Santa Monica.



 
Golaso di Varsi 


Costruito in diverse riprese, il castello di Golaso ha perso quel carattere di maniero che aveva in tempi remoti per assumere quello di una fastosa dimora gentilizia del tardo rinascimento. La sua pianta ha forma di un quadrilatero, alle cui estremità spiccano quattro torri: quadrate le due che guardano la valle cilindriche quelle a monte. Si entra nel castello da un portone ad arco con colonne, capitelli e architrave in pietra. Il primo cortile che s’incontra è pure a forma quadrata, come una piazza d'armi, e presenta un oratorio ed un pozzo. In fondo al cortile c’è invece un edificio imponente chiamato ‘Il palazzo’ mentre gli altri lati hanno costruzione più basse, utilizzate sia come abitazioni  che come scuderie.

                                            La casa-forte di Golaso

Dal primo cortile si passa al secondo attraverso al galleria del Palazzo. Quest’ultimo cortile ha l’accesso verso la campagna, è rettangolare e si prolunga alle due estremità. La parte centrale del Castello, il Palazzo, è la più imponente per altezza, vastità, eleganza di linee. La struttura del Castello ricorda il corso della vita umana: 360 finestre come i giorni dell’anno, 12 scale come il numero dei mesi, 30 porte come il numero dei giorni che compongono un mese.         


Pianelletto

                                Il castello di Bardi visto dalla provinciale per Noveglia 

Da Bardi la strada è lunga per raggiungere la piccola frazione ormai pressoché disabitata. Se si chiudono gli occhi e si riaprono solo davanti a Pianelleto, ci si catapulta indietro nel tempo. Potremmo essere nell'Ottocento come nel medioevo: non sapremmo dirlo. Il borgo è circondato da un paesaggio di boschi, e aperture che guardano in basso alla vallata. Lontana.     


Angoli di Pianelletto







La leggenda vuole che questo piccolo centro fosse un paese di "medgone", guaritrici  
questo, e dove i misteri non mancano di certo. In tutto poco più di venti case, in larga parte diroccate. Qui gli ultimi abitanti se ne sono andati addirittura negli anni Cinquanta, oltre mezzo secolo fa. E si vede. E proprio vicino alle sorgenti di Lavacchielli si sentirebbe ancora pregare il vecchio che, oltre un secolo fa, era andato a vivere da eremita in quel borgo (vivendo proprio in una delle case in pietra) e che è scomparso dai primi del Novecento. Di lui, quindi, non si hanno notizie né tracce da oltre un secolo, ed è altrettanto vero che nessuno lo ha mai trovato morto. E, stando sempre, ai racconti che si tramandano in zona, un tempo dalle parti di Lavacchielli viveva anche un rabdomante che divise le acque del Rio della Fontana della Lite.




Lavacchielli

E' un borgo fantasma, Lavacchielli, che capita, come un miracolo inatteso, camminando tra i boschi.  Un piccolo gioiello dell'architettura di un tempo che sta lentamente scomparendo, fagocitato dalla vegetazione e dalle sue stesse macerie, ed è un peccato. Soprattutto perché con la sua definitiva scomparsa, andrà perso un documento di pietra: quello che certifica l'arte degli scalpellini che pietro dopo pietra hanno costruito borghi e paesi, con la competenza di architetti straordinari. Il paese è stato infatti completamente abbandonato da anni dalla comunità di scalpellini che lo abitava. A rendere unica questa località, anche il contesto, le piccole valli ai piedi del Monte Barigazzo, le cascate, i boschi di castagno o di faggio: la storia degli uomini che qui hanno vissuto faticosamente si sta piano piano cancellando e la natura si riprende o spazio.     

                                          Le cascate


Per le escursioni a Lavacchielli e Pianelletto, il sito del tour operator Four Season: Viaggi e natura



Case Scapini

Case Scapini  (o Ca’ Scapini)  è un piccolo borgo fantasma dell’Appennino Parmense, situato fra i comuni di Bardi e Compiano, completamente disabitato da più di quarant’anni. Non si sa con certezza il motivo che ha i pochi abitanti ad abbandonare questa località, "fuori dal mondo", un gruppo sperduto di case. Forse, come è probabile, ci sono state ragioni storico-sociali per l'abbandono, la difficoltà di sostentamento innanzitutto. Ma non potevano mancare racconti dal sapore leggendario e inquietante, tra scenari horror e mistery. Storie che nel tempo hanno spinto curiosi e appassionati di misteri irrisolti, ad inerpicarsi fin qui.   


Case Scapini è conosciuto con un soprannome inquietante: è il ”paese dei bambini che piangono”, e da tempo si dice che qui accadano cose inspiegabili, oggetto di studi per li appassionati di misteri: "presenze, voci, luci, bruschi cali di temperatura e un vago senso di minaccia sono solo alcuni dei fenomeni riportati da chi, nel tempo, si è inerpicato lungo i sentieri di montagna- si legge in una di queste ricerche- per esplorare queste povere rovine. Un’altra versione della leggenda racconta di sette orfanelli lasciati a morire di fame e di stenti nel paese fantasma, c’è chi dice per miseria, e c’è chi dice perché affetti da una strana malattia". Questo paese si spopolò negli anni Cinquanta, a causa della sua posizione difficilmente accessibile. Ancor oggi per arrivarci bisogna inerpicarsi in macchina lungo una strada di montagna stretta e a tratti bianca, per poi camminare per una mezz'ora abbondante in mezzo al bosco.

Link: Lavacchielli



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